28 marzo 2014

Luca #Ragnotti (#Thallosjet): Il futuro delle #stampanti3D? Nelle #biotecnologie

Intervista a Luca Ragnotti della Thallosjet, azienda che svolge attività di ricerca, produzione e commercio di prodotti per la stampa destinati ad applicazioni industriali e biomedicali. Il progetto innovativo di impresa è volto allo sviluppo di prodotti per la stampa industriale, in particolare per stampare tramite getto d'inchiostro su materiali dove oggi è difficile o impossibile stampare: alimenti, tessuti, prodotti biologici utilizzanti nel settore life-science.

La vostra azienda opera in un settore che apparentemente non sembrava più riservare sorprese. E' una definizione vera o forse un po' troppo semplicistica?
Diciamo che la stampa industriale come la conosciamo oggi è principalmente divisa in due campi. Quella delle stampanti di casa che tutti conosciamo che, purtroppo, sta scendendo in volumi in quanto con i cellulari, con i computer la voglia e la necessità di stampare una foto o un e-mail va a scemare. Ben diverso è il settore
della stampa industriale dove le aziende hanno sempre di più bisogno di stampare informazioni: dalla data di scadenza al numero del lotto. Questo principalmente per due motivi: da un lato per un motivo di diversificazione in quanto ogni prodotto deve essere tracciato lungo la filiera; dall'altro per un motivo di
marketing. Sono sotto gli occhi di tutti le campagne Coca Cola e Nutella per avere i nomi delle persone stampati sui loro barattoli. Tutto questo è la stampa digitale.

La personalizzazione del prodotto...
Esattamente. Vorrei aggiungere per dare un po' di numeri che di tutta la stampa del mondo soltanto il 3% è stampato digitalmente. Il restante è stampato con metodi tradizionali. La classica rotativa o gli stampi. E' una produzione ad alto contenuto tecnologico e caratterizzata da una forte innovazione. Si legge sui giornali
spesso della stampa in 3D e anche di quella per creare dei materiali biologici. C'è dunque un nuovo modo
di vedere questo tipo di stampa. Potremmo dire una nuova gioventù per il settore.

Concretamente in cosa consiste la vostra attività?
Noi sviluppiamo degli inchiostri che vengono utilizzati in questi settori industriali attraverso una piccola stampante messa in linea in uno stabilimenti per stampare, ad esempio, delle date di scadenza sul cibo, ad esempio il bricco del latte oppure sul vino con contenuti variabili. Stiamo sviluppando un sistema per stampare direttamente sui formaggi. Questo serve per avere una nuova via di marketing dai produttori di formaggio ma pure per assicurare che quel prodotto è realizzato da quella determinata società ed evitare
i fenomeni di contraffazione.

Come siete arrivati all'incubatore?
Thallosjet è nata circa un anno e mezzo fa. Siamo in tre ad averla fondata. Due quarantenni ed un altro "giovane" che ha tre volte vent'anni, si chiama Enrico, ed era il precedente capo della ricerca e sviluppo
della Olivetti iJet, io lavoravo in SMTMicroelectronics e il terzo fondatore era il responsbaile marketing
della Indesit. Ciò che fa più sorridere quando si racconta la storia dell'azienda è che io vivevo in California, Massimo in Svizzera e dopo 15-20 anni abbiamo deciso di lasciare una multinazionale per fare qualcosa, secondo il mood italiano, di molto originale cioè il fare gli imprenditori.

L'incubatore ha ridato nuova vita a tre professionalità molto elevate?
Certamente. Lo spirito dell'incubatore è proprio questo e noi vogliamo crescere sul territorio con le professionalità che ci offre la Bassa Valle. Però dobbiamo smettere di ragionare in modo campanilistico
e fare network come si fa all'estero. In quanto abbiamo un tesoro di conoscenze a 200-300 chilometri dalla Valle d'Aosta ed è nostro dovere utilizzarlo per portare persone, conoscenze e tecnologia nella nostra sede e lavorare tutti insieme. Le piccole e medie società italiane sono un tessuto sociale che tutto il mondo ci invidia
e che è uno dei motori dell'economia italiana.

Chi sono i vostri clienti e chi sono i vostri competitors in questo momento?
Abbiamo due fasce di clienti. Da un lato gli integratori di sistema, cioè delle società che vanno a completare la nostra offerta fornendo la soluzione che va concretamente ad inserirsi nella linea di produzione di una Ferrarelle. di una Ferrero. Constatiamo anche una notevole attenzione da parte dei clienti finali, tanto per capirci una qualunque società che potete trovare in un supermarket. Noi siamo focalizzati in Italia e nel Sud Europa. Ciò che piace molto ai clienti finali è il fatto che nella nostra società vedono un misto di tecnologia e know how ed un focus nelle nuove applicazioni.

Cucite su misura le soluzioni? 
Produciamo soluzioni tailorate per il cliente. Per quanto riguarda i competitor abbiamo il vantaggio che si tratta in massima parte di aziende produttrici di inchiostro americane o giapponesi e sono per lo più molto segmentate a livello verticale. Fanno o inchiostri o testine o sistemi. Noi, cercando di realizzare una soluzione complessiva, andiamo incontro al cliente finale e nello stesso tempo possiamo utilizzare inchiostri di terze parti per i nostri sistemi di stampa. In più di una di queste attività cominciamo ad avere clienti nel settore del buy printing, cioè utilizzare una stampante inkjet e al posto dell'inchiostro si utilizzano delle cellule per realizzare dei nuovi tessuti. Questo ha un notevole interesse perché attraverso la stampa in 3 D si è già ipotizzato - come fatto da alcune Università americane - verso la stampa dei primi organi e nel giro di 5-10 anni sappiamo per certo che il nuovo trend sarà nelle biotecnologie.

Vista la sua esperienza americana, secondo lei quale potrebbe essere una misura schock in grado di aiutare la voglia di fare impresa?
La struttura della Valle d'Aosta dà un supporto molto importante. Il fatto di avere gli incubatori, i politici molto focalizzati sulle Pmi è sicuramente un gran vantaggio. A livello più in generale si dovrebbero sviluppare, come già fatto dai nostri vicini francesi e svizzeri, maggiori aiuti per ricerca, infrastrutture, network di investitori per far crescere queste realtà che altrimenti rimangono troppo locali e hanno bisogno di troppo tempo per espandersi all'estero e poter crescere sulla scala europea.

Un sogno imprenditoriale da realizzare?
Abbiamo passato tanti anni all'estero e vorremmo davvero creare una realtà con una innovazione fatta in Italia, da italiani. Noi siamo conosciuti come un popolo di creativi, di lavoratori. Lo abbiamo visto in tutti i paesi in cui abbiamo lavorato. Tutto il mondo ci invidia questo e noi pensiamo di essere sulla buona strada per far vedere che gli italiani sono creativi e lavoratori possono dare vita a delle innovazioni come avviene in altri paesi.

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