20 marzo 2014

Pietro Giorgio (#Sea): «Per fare impresa è meglio fare a meno delle #banche»

Intervista a Pietro Giorgio della Sea, un’azienda dalla lunga storia e che ha dovuto lottare strenuamente contro una crisi che per durata e coriacità mette in difficoltà aziende anche dalla lunga storia. 

Pietro Giorgio che cosa è successo?
Effettivamente un’azienda come la nostra che da oltre trent’anni era attiva sul territorio di Aosta in posizione anche da leader nel settore dell’energia ha dovuto affrontare una forte crisi di liquidità che ci ha portato a delle soluzioni di ripiego per assicurarci un futuro.

Prima di spiegarmi la soluzione che avete individuato vorrei sapere In cosa questa crisi è diversa da quelle precedenti?
In realtà la crisi di liquidità è l’atto ultimo. In questi vent’anni abbiamo affrontato altre crisi ma devo dire con argomenti ben distinti e separati. Qui mi è sembrato come si dice una tempesta perfetta. Ci sono più elementi che hanno contribuito ad aggravare la situazione. Ad esempio la crisi immobiliare che non ci ha permesso di cedere alcuni beni che potevano in un momento di crisi di liquidità essere utili vendendoli sul mercato, crisi delle banche, impossibilità di ottenere credito, la spending rewiew in genere che ha portato le pubbliche amministrazioni in genere  a ridurre le commesse, quindi a ridurre i lavori e devo dire che c’è stata una ricaduta anche  a livello internazionale. Nel settore dell’energia c’è stata la riduzione degli incentivi il che ha bloccato a sua volta le banche che a loro volta non hanno provveduto ad erogare crediti.

Come avete salvato l’azienda?
Rispetto a questa tempesta perfetta abbiamo cercato di ripararci in un porto più o meno sicuro. E questo lo abbiamo fatto con coscienza grazie al nostro ottimo management, grazie anche ad un buon portafoglio di commesse e abbiamo cercato di salvaguardare tutti gli attori che fanno parte del complesso aziendale, in particolare i dipendenti, ma anche i creditori, i nostri fornitori con i quali avevamo un rapporto ventennale. Non volevamo creare delle situazioni incresciose con nessuno.

Pietro Giorgio (Sea)
Non sono passaggi semplici. Serve anche la ferma volontà dell’imprenditore. Non è stata una scelta scontata.
Assolutamente no. Evidentemente pur essendoci dei fattori esterni l’imprenditore ha la responsabilità in prima persona. Questo è fuor di dubbio. Quindi tocca  a lui trovare le migliori soluzioni possibili. E per questo noi abbiamo pensato che fosse possibile, come lo è stato realmente, cedere l’azienda d imprenditori che avessero della liquidità da immettere nel sistema. Questo ci ha permesso di continuare l’attività e soprattutto salvaguardare praticamente tutta l’occupazione.

Con un imprenditore che già conoscevate o ex novo?
E’ nata in maniera come tutte le decisioni imprenditoriali nell’arco di 48 ore. Pur conoscendoci come imprenditori abbiamo affrontato questo problema rapidamente risolvendolo in maniera molto positiva a cavallo di Natale tra il 23 e il 27 dicembre. L’azienda è stata così affittata con l’impegno da parte dell’imprenditore all’acquisto una volta chiariti tutti i rapporti con i vari creditori.

 C’è qualcosa che poteva essere fatto prima che la situazione diventasse critica?
Purtroppo nel mondo imprenditoriale i se non esistono. Certamente si poteva non rischiare.  Ma in sé non era sbagliato. Anzi. In un momento in cui il mercato valdostano ci andava un po’ stretto abbiamo cercato di diversificare ed andare all’estero questo ha comportato dei problemi seri ma proprio per il momento critico che stiamo attraversando.

L’impressione è che il sistema Valle d’Aosta non sia preparato ad una simile tipologia di crisi?
In realtà non è preparato neppure il sistema Italia in genere. Fermo restando che l’imprenditore si deve assumere in genere le sue responsabilità e, quindi, deve lottare in proprio, in più nel sistema valle d’Aosta d’Aosta gioca anche la dimensione. L’imprenditore che sbaglia è emarginato in quanto vige il principio che non si dovrebbe sbagliare mai. Non c’è questa volontà di comprendere anche come sia possibile sbagliare, di imparare e di rifare. Invece nei piccoli ambienti questo non avviene e tutti giocano un po’ a nascondino…

Il far parte di una associazione di categoria, nel suo caso Confindustria, è stato utile?   
Io credo che uno dei meccanismi più importanti per gli imprenditori siano proprio i sistemi a rete, anche se in Valle siamo ancora un po’ indietro. L’associazione rappresenta in fondo un momento di rete, di colloquio fra imprese e devo dire che grazie anche alla competenza di chi opera all’interno dell’associazione abbiamo ottenuto un ottimo aiuto.

Come è stato il dialogo con i sindacati?
Devo dire che è la prima volta dopo vent’anni che affrontiamo una tematica di tipo sindacale. Noi siamo metalmeccanici e mi aspettavo – vedendo quello che sostiene a livello televisivo la Fiom - delle posizioni molto più dure, molto più drastiche, mentre invece c’è stato un confronto positivo in quanto il sindacato in tutte le sue sigle ha capito il momento. Credo anche che abbiano apprezzato la sincerità nel proporsi e nel proporre soluzioni, tant’è che anche loro hanno lavorato durante il periodo natalizio con noi a trovare una soluzione dichiarata da tutti adeguata. Grande collaborazione.

Dopo questa esperienza cosa possiamo consigliare a chi sta già facendo impresa e soprattutto ad un giovane imprenditore che intende dare vita ad una nuova impresa…
A chi fa già impresa non mi permetto di consigliare nulla. A chi invece si avvicina al fare impresa io credo che ci siano degli elementi molto importanti che noi abbiamo seguito sempre nel portare avanti la nostra attività. Prima di tutto il mettere insieme la fatica, la fiducia, la competenza e la passione. Elementi che con un po’ di fortuna riescono a fare l’imprenditore poi si può sbagliare ma si deve avere il coraggio di riprendersi e di andare in prima linea sempre, in qualsiasi momento. Per i giovani devo aggiungere che bisogna guardarsi intorno e non fermarsi solamente  a ciò che il mercato i dà in maniera tradizionale. Per esempio evitare le banche può essere importante. Utilizzare cioè i propri fondi, oppure utilizzare meccanismi diversi, ad esempio il crowfounding, cioè il mettere sul mercato le idee e farsele finanziare. Bisogna trovare questi modi innovativi in quanto sul tradizionale si sconteranno dei problemi a cui sarà difficile rimediare. Senza contare il fatto che poi oggi il sistema bancario non finanzia le idee ma il patrimonio.

Un sogno imprenditoriale da realizzare? 
Bisogna essere sempre sognatori anche quando si è passati i sessant’anni. E’ certo che trovare paradigmi diversi è essenziale per qualsiasi imprenditore, cioè trovare “oceani blu”, realtà inesplorate. Vorrei chiudere con una frase di Papa Francesco: “occorre che nessuno rubi la speranza ai giovani”. 

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