20 dicembre 2014

Dario Giovanetto (#Federmeccanica): «Vogliamo che i #giovani conoscano di più il mondo delle imprese»

Dario Giovanetto
Intervista a Dario Giovanetto, presidente di FEDERMECCANICA Valle d’Aosta.

Venerdì scorso avete presentato l’indagine trimestrale sull’industria metalmeccanica in Italia. Prima di inoltrarci nei numeri è giusto sottolineare che l’evento voleva anche essere l’occasione per lanciare un messaggio: quale?
Il messaggio principale è dato dalle riflessione nate da questa prolungata crisi che stiamo vivendo. La necessità dell’unità di tutti i componenti di questa nazione per cercare di superare questo momento così critico. Ci siamo resi conto che nessun ente di questa nazione può pensare di essere autonomo e andare avanti da solo. Ma soltanto insieme si può cercare di creare i presupposti per lentamente uscire da questa crisi.

Qual è la situazione italiana in base ai dati n vostro possesso?
Sono appena tornato dall’Assemblea nazionale che abbiamo tenuto a Milano e i dati non sono ancora buoni, anche se c’è il segnale di essere arrivati ad un appiattimento della curva di discesa del grafico si riscontra ancora qualche numero negativo. Sono ancora pesanti i numeri sulla cassa integrazione, e, più in generale, quelli che arrivano da tutte le aziende. Però non sono così disastrosi come un tempo. Si sono accumulati numeri che certamente non sono piacevoli ma dovremo aver smesso di scendere.

Quali sono i numeri della metalmeccanica in Valle?
L’industria metalmeccanica valdostana rispecchia abbastanza quello che è successo in Italia. Ci sono poco meno di 2000 occupati che però hanno il pregio di produrre un po’ più del 50% delle esportazione della Valle d’Aosta. Vorrei infatti che si capisse che noi non siamo pessimisti, ma, dopo aver preso visione dei dati che vanno osservati con realismo, dopo occorre essere ottimisti per il futuro. Noi crediamo di essere il comparto principale della Nazione. Il messaggio che il Presidente nazionale ci ha dato all’incontro di Milano era chiaro: dobbiamo renderci conto che il saldo positivo derivante dalle esportazioni metal meccaniche sono quelle che permettono all’Italia di poter accedere a tutti i beni che produce il resto del mondo. E lo stesso avviene per la Valle d’Aosta. Questo ci riempie di soddisfazioni in quanto significa che il lavoro fatto è utile.

Del resto il ridursi della presenza del pubblico dell’economia rende necessario un protagonismo delle imprese…
Chiaramente. Soprattutto ho visto molte facce che avevano voglia di continuare a fare impresa e continuare a provare in un mercato mondiale con tutte le difficoltà che comporta.

Una delle richieste fatte a livello nazionale è quella della necessità di una politica industriale. E’ un problema che avverte anche  a livello regionale? 
Si avverte in tutti i ragionamenti che si fanno pure individualmente. Riportare cioè l’industria, in questo caso quella metalmeccanica, al centro delle prospettive delle persone. Lo sforzo che faremo sarà di andare in questa direzione, mentre a volte è accaduto nel passato che l’industria non fosse vista con una luce benevola, noi oggi riteniamo che soltanto l’industria può essere di aiuto in questo e non deve più essere snobbata. C’è l’orgoglio di essere dei lavoratori che producono del reddito per tutta la nazione e desideriamo che questo possa essere colto anche dai più giovani.

Che tipo di attività svolgono le aziende di cui è amministratore?
Le attività principali sono la costruzione di carpenterie metalliche, carpenterie pesanti. Siamo principalmente al servizio di altre industrie. Nel caso della Valle d’Aosta della Cogne Acciai Speciali e di altre aziende. Facciamo anche montaggi meccanici, manutenzioni e tutte le attività che possono essere al servizio di altre industrie. Costruiamo anche dei manufatti che cerchiamo di vendere sui mercati per quello che è possibile. Siamo metalmeccanici fino in fondo.

Quali sono le maggiori difficoltà che state incontrando?  
Attualmente operiamo principalmente sul mercato locale ma abbiamo intenzione di fare qualcosa sul fronte dell’export per il futuro. Le difficoltà maggiori sono innanzitutto il credito. Non è soltanto nostro ma di tutte le imprese del comparto. Non credo di dire niente di nuovo. Le banche hanno avuto i loro problemi. La crisi ha creato problemi a tutti e investire non è facilissimo in questo momento. Forse perché siamo venuti da anni in cui questa attività era molto più semplice ora si sono ristrette le maglie. Poi c’è il problema della qualità dei lavoratori che si riescono ad avere. Anche in questo momento di crisi i dipendenti sono essenziali affinché le aziende vadano avanti. E non sempre e facile reperire la manodopera qualificata adatta.

Un’impressione da osservatore esterno è una certa difficoltà delle imprese valdostane a lavorare in rete. E’ un’impressione reale o la crisi sta modificando anche questo?
L’individualismo valdostano c’era. E’ inutile legarlo. La crisi sta facendo capire che soltanto creando imprese in rete si può favorire il superamento della crisi. L’impressione è che ci si stia aprendo maggiormente con altre imprese.

Una novità da annunciare per ImpresaVda come azienda o come federmeccanica?
L’obiettivo del prossimo anno sarà riuscire a trasformare in realtà lo scuola-lavoro. Adesso con i decreti attuativi cercheremo di avere i giovani in azienda. Vogliamo realizzare una collaborazione tra imprese e mondo della scuola in modo che i giovani prima di terminare i loro studi possano già provare cosa significhi lavorare in un’azienda. Un delegato a Milano diceva vogliamo portarli dentro e far vedere loro che negli stabilimenti di oggi non c’è più il fumo, il freddo o il caldo che sono diventati moderni.

Pensate sia davvero la volta buona?
Sì. E’ l’obiettivo anche delle mie aziende.

Un sogno imprenditoriale da realizzare?
Vorrei avere dei ragazzi giovani che vanno ancora a scuola ma che pure vengono passino un po’ del loro tempo in azienda e prendano contatto con una realtà che poi magari sarà anche il loro futuro. Addirittura si intendeva di avere degli studenti molto giovani affinché capiscano che esistano anche i metalmeccanici. E’ importante che vedano la realtà dal di dentro, con i loro occhi. I tedeschi già lo fanno. Per gli istituti superiori vorremmo arrivare addirittura a proporre 200 ore nell’anno. Speriamo di riuscirci.

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